Ettore Donini

Donini Ettore nasce a Corticelle Pieve (BS) il 10 giugno 1917 e muore a Brescia il 25 gennaio 2010.  Pittore post impressionista di paesaggi, di fiori, di nature morte, di ritratti, decoratore e restauratore. Nei primi anni del 1930 il Donini osservò un restauratore nella Chiesa di Corticelle, ed affascinato dall’accostamento fra l’opera e l’intervento di restauro, apprezzò il procedere e da subito decise che questo sarebbe stato il suo operare. Uno zio lo indirizzò presso una ditta di decorazione ma non era quello a cui lui mirava.

Intorno ai quindici anni ebbe la fortuna di collaborare con i Trainini, che in quel momento eseguivano un intervento su di un dipinto murale nella Chiesa di Sant’Agata e con loro rimase per circa quattro anni.

Dopo quel periodo nacque il Donini pittore, con la sua interpretazione della natura, opere interessanti ed apprezzate, le sue prime partecipazioni a collettive a fianco dei noti pittori Canevari, Dolci e Agriconi. A causa della partenza dei fratelli, per il periodo bellico dovette aiutare il padre al mulino.

Sul finire della guerra, trentenne, attratto da Parigi si trasferì in Francia ove dopo aver svolto alcuni lavori, si presentò come restauratore in una bottega di quadri e iniziò ad operare su dipinti di cavalletto, proseguendo con restauri di ambasciate e di alcuni castelli della Loira. Il suo soggiorno durò trent’anni.

Nel 1977, ritornò a Brescia, continuò nella sua opera di pittore senza trascurare il restauro nelle varie Chiese: dell’Ospedale di Gussago, di Urago d’Oglio, di Calcinato e in palazzi signorili in città. Ha partecipato ad alcune mostre collettive, allestendo anche due personali: a Brescia nel 1979, a Artogne nel 1980.

Negli anni Ottanta – “gli anni felici, come li definisce più volte sul retro delle sue tele” – si dedica prevalentemente alla pittura da cavalletto, senza tuttavia dimenticare l’antico amore per il restauro, che lo conduce a riportare all’antico splendore Villa Badia Piccola, dimora signorile dell’Ottocento alle porte di Brescia.

Negli ultimi anni continua a dipingere con una assiduità che sorprende, segno di una passione ancora viva. “La pittura è l’unico motivo di vita che mi permette di andare avanti”.

Diceva di lui Luciano Spiazzi: “Ettore Donini viene da lontano nella pittura bresciana, dai tempi di Giuseppe Trainini, zio di Vittorio, entrambi affreschisti di vaglia. La decorazione si sa, è una Scuola severa che richiede l’assimilazione lenta, ma necessaria, del mestiere. Poi arrivano anche i vantaggi, il colore netto senza cincischiamenti, la luce viva, la mano agile nel tratteggio. Da questo mestiere proviene una buona fetta dell’arte di casa nostra”. Le sue opere sono apprezzate dai collezionisti per il loro linguaggio e a novant’anni continuava a dipingere.